Titolo: Il priorato dell’albero delle arance
Autrice: Samantha Shannon
Editore: Mondadori
Collana: Oscar fantastica
N.Pagine: 800
Genere: Fantasy
La casata di Berethnet ha regnato sul Reginato di Inys per mille anni. Ora però sembra destinata a estinguersi: la regina Sabran Nona non si è ancora sposata, ma per proteggere il reame dovrà dare alla luce una figlia, un’erede. I tempi sono difficili, gli assassini si nascondono nell’ombra e i tagliagole inviati a ucciderla da misteriosi nemici si fanno sempre più vicini. A vegliare segretamente su Sabran c’è però Ead Duryan: non appartiene all’ambiente della corte e, anche se è stata istruita per diventare una perfetta dama di compagnia, è in realtà l’adepta di una società segreta e, grazie ai suoi incantesimi, protegge la sovrana. Ma la magia è ufficialmente proibita a Inys. Al di là dell’Abisso, in Oriente, Tané studia per diventare cavaliere di draghi sin da quando era bambina. Ma ora si trova a dover compiere una scelta che potrebbe cambiare per sempre la sua vita. In tutto ciò, mentre Oriente e Occidente, da tempo divisi, si ostinano a rifiutare un negoziato, le forze del caos si risvegliano dal loro lungo sonno.
La Mondadori ha fatto davvero un bel lavoro con l’aspetto visivo di questa edizione! Le pagine arancioni, il segnalibro di stoffa e la grafica della copertina originale sono dettagli molto curati. La traduzione poi è davvero ben fatta e ci sono persino alcuni termini inventati appositamente per il libro, come “Reginato“, che non ha una traduzione diretta dall’inglese.
L’universo creato dall’autrice si articola tra Oriente, Occidente e Meridione. La narrazione, in terza persona, segue le vicende di Ead, Lord Arteloth Beck (Loth), Tané e Niclays, circondati da molti personaggi secondari che arricchiscono la trama. La costruzione di questo mondo è dettagliata e articolata: un mondo vasto in cui ogni regno vive con le proprie politiche, religioni, lingue e tradizioni. È sorprendente come, nonostante questa complessità, non si generi confusione tra le varie città, stati e popoli. All’inizio, ho trovato utile consultare le mappe e l’elenco dei personaggi, dato che sono numerosi, ma man mano che procedevo nella lettura, ho notato che diventava sempre meno necessario farlo, fino a diventare superfluo.
«Ti ricordi la nostra prima passeggiata? Tu mi raccontasti della ghiandaia dell’amore, di come riconosce il canto del compagno anche ad anni di distanza» le sussurrò Ead. «Il mio cuore conosce bene il tuo canto, e il tuo cuore il mio. Io tornerò sempre da te».
La storia inizia con un ritmo lento e graduale, permettendo ai lettori di immergersi nella trama e di conoscere a fondo i vari regni e i protagonisti. Attraverso leggende e miti, l’autrice introduce concetti chiave come Santo e Senza Nome, fornendo un quadro delle diverse credenze religiose presenti nel contesto della storia.
Le prime 100/150 pagine potrebbero infatti sembrare un po’ lente, ma sono fondamentali per costruire le basi di un mondo complesso e magico. Ciò che all’inizio potrebbe apparire come un peso, diventa alla fine uno dei punti più apprezzati del romanzo.
Dopo la metà del libro, ci si trova immersi in una serie di colpi di scena e rivelazioni inaspettate, che ripagano la pazienza dimostrata nella prima parte della storia. È un racconto che si svela gradualmente, con dettagli scritti con grande maestria dall’autrice, componendo un puzzle narrativo di notevole impatto.
«Il buio rende nudi. Svela la nostra vera natura. È di notte che la paura si presenta al suo massimo, quando non abbiamo modo di difenderci» continuò Ead. «Farà di tutto per insidiarsi dentro di voi, e a volte ci riuscirà, ma… non lasciate che vi convinca di essere la notte».
Questa storia è un mix di magia, mistero e intrighi, con figure femminili centrali che incarnano forza, determinazione, moralità e lealtà, pronte a sfidare pericoli mortali per un fine più grande. Tra i protagonisti ho sviluppato un affetto particolare per Ead, Sabran e Loth. Ead, soprattutto, mi ha colpito per la sua combinazione unica di sensibilità, lealtà e una dualità tra fermezza e gentilezza che la rende un personaggio equilibrato. Purtroppo, Tané e Niclays non hanno suscitato in me lo stesso impatto, soprattutto a causa delle aspettative riguardo alla presenza dei draghi, che non sono stati così presenti come speravo.
Anche i personaggi secondari, con particolare rilievo per Sabran, sono ben sviluppati, ognuno con storie e personalità complesse. L’autrice è riuscita a inserirli nel momento giusto della trama, contribuendo in modo naturale e coerente allo sviluppo della storia principale e influenzando il percorso dei protagonisti.
Shannon affronta temi significativi come l’omosessualità, il razzismo e il ruolo delle donne all’interno della società, inserendoli in un contesto fantasy. Questo approccio crea una lettura avvincente, densa di significato e mai scontata.
«Nessuno dovrebbe indurre una donna a temere di non essere abbastanza».
Il Priorato dell’albero delle arance per me rappresenta il miglior romanzo fantasy degli ultimi tempi. Nonostante le sue 800 pagine e la sua conclusione autonoma, ritengo che contenga tutti gli elementi necessari per un possibile sequel. È un intreccio di magia, intrighi e tradimenti, ma soprattutto è una storia intensa in cui l’amore e l’amicizia trionfano sulle differenze e sulle convenzioni. 🍊🐉
Samantha Shannon è nata a Londra nel 1991. Nel 2013 ha pubblicato La sognatrice errante, il primo dei sette volumi della serie La stagione della Falce, a cui sono seguiti The Mime Order nel 2015 e The Song Rising nel 2017, tutti bestseller internazionali, tradotti in ventisei lingue. Imaginarium Studios, inoltre, ne ha acquisito i diritti cinematografici. Il Priorato dell’Albero delle Arance è il quarto romanzo dell’autrice.